Il mare è una nostra responsabilità

Incontriamo Brunello a bordo del suo peschereccio “Assunta I”. Quando gli chiediamo il significato di questo nome, ci confessa di non saperlo, perché il nome di una barca non cambia mai. Però sa benissimo cosa rappresenti per lui il mare, e mentre ce ne parla, si emoziona visibilmente. Non si tratta semplicemente di una passione, ma è il fulcro intorno al quale gira la sua vita. Lavoro, fatica, sapienza, tradizione. Un legame tramandato da padre in figlio che unisce un mondo vecchio e un mondo nuovo, rinnovandosi tutti i giorni.

Da bambino salivo con mio nonno sul piccolo peschereccio che aveva comprato dopo la pensione. Guai se non mi chiamava quando usciva! Seguirlo procedere lento e sicuro col suo peschereccio mentre spiegava sotto il mare le grandi reti per la pesca volante delle alici, era per me entusiasmante. Fu lui che mi insegnò i segreti e le tecniche per fare un buon pescato, perché la pesca non si può improvvisare, è un mestiere che viene tramandato di generazione in generazione, fatto di gesti antichi, che anche se ammodernati, lasciano lo stesso procedimento intatto. 

È nato lì, su quella barca, sotto lo sguardo bonario di mio nonno, il mio grande amore per il mare. 

Il mare oggi non è più generoso come prima e credo che l’unica risposta possibile per poter cambiare qualcosa sia una sola: rispettarlo. 

Per troppo tempo non ne abbiamo rispettato i ritmi, non l’abbiamo rispettato buttando in mare i diserbanti che l’hanno irrimediabilmente avvelenato. Quando piove, i fiumi e i torrenti portano al mare l’acqua dei terreni coltivati con diserbanti chimici, causando morie di pesci. Siamo noi che continuiamo ad uccidere il mare, ci stiamo autodistruggendo. ed essendo la natura fortemente connessa, purtroppo tutto il danno che facciamo e abbiamo fatto, torna indietro. 

Mentre parla, Brunello intreccia una rete da pesca. Lo fa con gesti veloci e precisi, tesse una trama più larga o più fitta a seconda del pesce che prenderà. L’odore del mare, lo sciabordio delle onde sotto di noi ci proietta in un luogo senza spazio e senza tempo. 

“Vedo tutti i giorni il cambiamento, ma quello che mi spinge avanti è la coscienza sul tema della pericolosità della plastica.”

— BRUNELLO

Vedo tutti i giorni il cambiamento, ma quello che mi spinge ad andare avanti è la coscienza che si sta sviluppando intorno al tema della dispersione della plastica in mare, la sua pericolosità oggi è di dominio pubblico. Esistono certificazioni, campagne di comunicazione che puntano alla salvaguardia del nostro mare, ed è, per noi che lavoriamo col mare, di grande conforto sapere che le nostre richieste non sono vane. 

A volte mi scoraggio e penso che questo sia un lavoro destinato a scomparire perchè non ci sono possibilità per i giovani di poter costruire un futuro con la pesca. Se in mare non si guadagna è normale che i giovani vengano tagliati fuori. Secoli di tradizione andranno perduti e resteranno soltanto delle fotografie o dei filmati ingialliti.

Parla con noi delle leggi che penalizzano chi lavora con la pesca, dell’utilizzo spesso abusato del polistirolo monouso, degli enormi sacrifici di una vita passata lontano dai propri affetti, senza orari, né pause, e all’improvviso la bocca gli si allarga in un grande sorriso.  

“Chi nasce al mare non può farne a meno, è una sorta di dipendenza.”

— BRUNELLO

La verità è però che non si può stare lontani dal mare. Chi nasce al mare non può più farne a meno, è una sorta di dipendenza quotidiana.

Io stesso per 9 anni ho abbandonato il mestiere del pescatore, me ne sono andato perché ero stanco di una vita fatta di sacrifici continui, poco guadagno e molta amarezza. 

Ma il richiamo è stato più forte di tutto e oggi sono di nuovo su una barca da pesca, perché a volte non è solo il guadagno quello che conta, ma la libertà, lo stimolo continuo, la sfida, che ti rende felice a fine giornata, nonostante tutto.

Brunello di Luccia è un pescatore di Castellabate.

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