Io e il Mare

Incontriamo Andrea in Puglia, nella splendida cornice delle Saline di Margherita di Savoia. Una riserva naturale che si estende per 4000 ettari, all’interno della quale si trovano circa 500 ettari di vasche che, su un’estensione di 20 km, rende queste le saline più grandi d’Italia e d’Europa. 

Restiamo incantati a guardare questo spettacolo maestoso, in cui il bianco abbagliante del sale si fonde con il blu del mare e di un cielo che oggi è particolarmente terso. Partiamo proprio da qui, dalla definizione di cosa sia davvero il mare, che iniziamo la nostra chiacchierata.

Credo intimamente che il mare, questa immensa distesa d’acqua salata che è vita e spirito e moto del nostro pianeta, abbia mantenuto un primordiale legame con l’essere umano. Esiste qualcosa di alchemico, ancestrale, profondo che vincola molecolarmente l’uomo ai suoi gradienti di blu. Il suo colore lo portiamo dentro come pigmento dell’anima, la sua forma è sulla nostra pelle, nella voce il suo canto perenne e unico, identico a se stesso ma sempre diverso per il nostro orecchio. È un canto d’amore eterno. Sì, perché prima di dire: “io amo il mare” è giusto e saggio affermare il contrario, ossia che il mare ha amato noi… e ci ama, da sempre. Ci ama ancora, nonostante tutti i nostri errori, di una forma d’amore schietto e severo che non è più disposto a scendere a compromessi. Di un amore focoso e passionale, che, come in tutti gli estremi, tende ad un romantico struggimento, ad una dimessa malinconia. 

Ora dunque lo posso dire, “io amo il mare. Ne ho bisogno, come l’aria che mi riempie i polmoni”… perché, se no, l’avrei portato con me anche nella mia professione?

Ci incamminiamo alla scoperta delle saline e nel mentre gli chiediamo perché dedicarsi proprio al sale? Quale percorso lo ha portato qui?

Il Sale non è altro che il primigenio frutto del mare, l’oro bianco, ricchezza “celes-terrena” inesauribile, tesoro dal fascino arcano, splendore dei tempi, incubatore di energia, riflettore di luce cosmica, e tante altre cose insieme. Il Sale è la mia materia prediletta, la focale della lente di quella macchina da presa complessa e meravigliosa che è la mia vita, professionale e personale. E non posso ritenermi più fortunato di così. Se è vero che col destino volenti o nolenti dobbiamo fare i conti, forse è stato proprio il mio mare a chiamarmi a sé suggerendomi questa scelta di vita. 

Il mio lavoro mi mette sempre in relazione con il mare. È dall’acqua marina che nasce il sale, in un ciclo continuo di fioritura, raccolta, stasi in cui la triade Mare, Uomo e Natura danzano una ridda antica in cui è fondamentale andare a tempo. 

Davanti a questi bacini, vasche ricolme di acqua satura di sale, s’innesca quella magia che l’uomo ha imparato a controllare, e col tempo, a fare sua. Le acque di un rosa intenso, così forte da far stropicciare gli occhi, indicano che siamo prossimi alla fioritura. Il sale precipita sui fondali, seguendo il concerto di sole e vento, e viene raccolto, ogni anno, sempre con lo stesso amore. Da millenni. Il sale è, tra gli infiniti doni del mare, il più tattile e concreto. 

Acqua come elemento primordiale, come paradigma di vita e di morte, di forza e fragilità. Un elemento che rende ogni forma di vita possibile, proprio perché di acqua siamo fatti. 

— ANDREA PEDRAZZINI

Un lavoro bello, ma come dici tu- molto complesso- che prevede un rispetto rigido dei processi ed una conoscenza rigorosa delle tecniche di estrazione che deriva da tradizioni millenarie. 

La bellezza del mio lavoro è tutta qui, ma è complessa come un algoritmo perfetto. Ragione per cui ci è voluto tempo perché l’uomo entrasse in questo passo a due tra natura e mare e suggerisse qualche regola, per armonizzare il caos calmo della generazione spontanea del sale. Governare una tecnica non vuol dire subordinarla ad un artificio fine a se stesso, ma concertare la propria maestria col linguaggio della natura. Parlarci, ogni volta, con intimo pudore e rispetto. Ed è questa la lezione più grande che ho imparato facendo questo mestiere. Maestranze in armonia, sarebbe meglio chiamarle.

Si ferma e ci invita a guardare il paesaggio intorno a noi. Sale come forma di vita, come regalo di una natura benevola, molto più vicina a noi di quanto a volte stentiamo a comprendere se non ci abbandoniamo ad essa. 

Quanta bellezza davanti agli occhi. La salina, dove ci troviamo, è il tempio del mare, quel luogo ameno dove il suo animo ruggente si rigenera, muta forma e, riplasmandosi, rilascia energia, come in ogni processo di trasformazione. Il sale è l’energia materica del mare, ed è forse la parte più chimicamente interconnessa a noi. Quel legame di cui parlavamo prima. Ecco tutto.

Cos’è dunque il mare per me? 

Ve lo svelo davanti a questa spiaggia, al tramonto, guardando dalla parte opposta alla risacca, dando le spalle a quel primo contatto tra terra e acqua, dove l’onda esita, chiama a sé, poi esplode, in costante tensione tra gli elementi, in questo palpito sempiterno. La spuma riarde, sembra che sfrigoli sulla battigia. Rimango qui, fermo. C’è un filo invisibile che si tende. Basta saper stare in ascolto, con tutti i nostri sensi, aperti all’accoglienza di un’unica grande emozione.

Acqua come elemento primordiale, come paradigma di vita e di morte, di forza e fragilità. Un elemento che rende ogni forma di vita possibile, proprio perché di acqua siamo fatti. 

È proprio vero.
Il mare prima di tutto è dentro di noi. Divinità fragile e panica per cui nutro un senso di profonda protezione. Genitore, da cui desidero esser in ogni momento cullato.

Sia che sia qui, davanti a te.
O che sia lontano, e non ti veda.
Quel filo invisibile si tenderà sempre.

Andrea Pedrazzini,è il Responsabile Marketing e Comunicazione di Groupe Salins Italia, azienda multinazionale produttrice di sale. Scopri: https://www.compagniaitalianasali.it/

Storie di mare